Uno stralcio da “Apollo nel Caos”
Guardavo mia madre e guardavo Flavia, notando il modo in cui loro si guardavano, senza riuscire a rintracciare qualcosa di rassicurante nei loro sguardi. A momenti sembrava perfino che si stessero studiando e misurando, come fanno due avversari prima di affrontare un match.
Conoscendo mia madre, intuivo il suo stato d’animo dal tono di voce, dai gesti fin troppo controllati, dagli sguardi sfuggenti, persino da quelle piccole involontarie contrazioni delle palpebre.
A volte, per quanto ci si sforzi di reprimere le proprie emozioni, dissimulandole con il garbo e con la cortesia, per quanto si tenti di tenerle a bada per non farle affiorare, quelle, quasi guidate da una volontà indipendente, vengono a galla sotto forma di vibrazioni ostili che si propagano nell’aria come onde d’urto dopo un’esplosione, andando a raggiungere e colpire il proprio obiettivo con la precisione di chi centra un bersaglio.
Credo che fosse pressappoco questo ciò che mia madre stava sperimentando: l’incapacità di contenere la sua insofferenza nei confronti di Flavia.