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Una riflessione

Credo che uno dei compiti più ardui e complessi durante il cammino di ognuno di noi sia quello di aggiornare e di adattare  la “mappa” dell’esistenza per adeguarla ai cambiamenti del mondo. Questa operazione non è mai semplice, al contrario comporta impegno e una dose di dolore. Di conseguenza, molto spesso, per timore e nell’illusione di evitare di soffrire, si preferisce difendere una obsoleta visione del mondo, ignorando le nuove informazioni, stigmatizzandole a volte persino come false o pericolose, pur di non affrontare la nuova realtà, finendo in tal modo per sprecare maggiori energie di quelle che occorrerebbero per aggiornare la “mappa” ormai scaduta.    Di fronte a un cambiamento epocale che desta ragionevoli timori e destabilizza, e malgrado le evidenti difficoltà da affrontare, credo che, nel momento più delicato della ripresa dei contatti con il mondo, spetti a ognuno di noi disporci con flessibilità al nuovo scenario che avanza, considerando l’impermanenza, l’incertezza e l’imponderabilità di questa fase storica non solo come entità da cui difenderci, ma anche come occasioni da accogliere, da non perdere, per abbandonare comportamenti e abitudini non più funzionali, adottare stili di vita più consoni e tirare fuori il meglio, alla luce delle consapevolezze acquisite, con la speranza di favorire l’avvio di un nuovo umanesimo spirituale, culturale, economico e sociale. Perché, come sostiene Kahlil Gibran, “Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte”.