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Kristiani – miele ti è mancato

La mia recensione alla raccolta di poesie di Salvatore Griffini

La raccolta di poesie “Kristiani, miele ti è mancato”, di Salvatore Griffini, (Campanotto Editore, pagg. 75), è il profondo resoconto in versi di un’esperienza missionaria particolarmente coinvolgente, culminata in un incontro speciale tra lo stesso autore e un bambino dotato di singolare intelligenza e sensibilità.

L’esperienza di Salvatore in missione in Albania, a sostegno di una famiglia disagiata, si sostanzia infatti di quattro fasi, come l’autore stesso asserisce: la fase della ricerca, attraverso il viaggio, di una motivazione e di uno sbocco a un dolore precedentemente vissuto, che lo induce a mettere in discussione anche i valori più profondi , radicati e fondanti  del suo essere;  la fase del viaggio vero e proprio che lo pone a contatto con una realtà altra, ben diversa da quella vissuta sino a quel momento e che gli offre l’opportunità di confrontarsi con problematiche nuove, di mettersi in gioco in dinamiche del tutto lontane da quelle vissute sino a quel momento, alla scoperta delle propriepeculiarità, fragilità e punti di forza; la fase cruciale dell’incontro con Kristian, che segna il momento decisivo, quasi una sorta di passaggio da una vita all’altra, in continuità con l’essenza del suo modo di essere, ma in discontinuità con gli orpelli e le sovrastrutture della vita precedente. Un momento cruciale, dunque, che ha avviato un percorso di autoriflessione e di autoriconoscimento che gli  consentono di scandagliare i mendri più reconditi del suo animo e di ritrovare sé stesso sotto una rinnovata essenza. E siamo alla quarta e ultima fase, conseguenza di questo processo di maturazione che l’incontro con un bambino per certi versi eccezionale ha comportato, la fase della stesura del libro, concepito come una sorta di atto di fede, una testimonianza, o meglio come una dichiarazione d’amore da rivolgere a Kristian e manifestare al mondo intero. Nasce così Kristiani, come una forma di rinascita interiore e di rivalsa contro il dolore: il titolo, una  sorta di provocazione, come l’autore stesso sostiene. In esso infatti è contenuta l’essenza, il significato e il significante dell’opera, vale a dire Kristian, il nome del bambino, con l’aggiunta di una “i” che dà una dimensione corale, collettiva alle poesie, quasi un escamotage per rendere tutti partecipi di una relazione, quella tra lui e Kristian, così singolare ed esclusiva, e renderla pienamente condivisibile. Kristiani, perché il libro opera un tentativo, poi andato a buon fine,  di recuperare i valori cristiani che fino all’episodio doloroso precedente al viaggio in Albania hanno costituito i pilastri della vita di Salvatore, ma che il dolore stesso ha fatto vacillare.

Kristiani dunque, un’opera che, attraverso l’elaborazione di un dolore, diviene un vero e proprio atto di amore verso un bambino provato da esperienze di vita più grandi di lui.

L’Amore, concepito da Salvatore nella sua accezione più alta,  come la volontà di estendere il proprio io per favorire la crescita spirituale di Kristian insieme alla propria, in un processo reciprocamente arricchente, che valorizzi la capacità del bambino di essere attivo e responsabile protagonista della propria vita, alimentando in lui l’autostima, l’amore verso se stesso, presupposto imprescindibile per stare bene al mondo.

Tale narrazione poetica operata dall’autore, sottolineando l’importanza e la valenza formativa dell’esperienza missionaria, permette dunque a Salvatore di riconoscere empaticamente  parti di sé nella storia dolorosa di Kristian, in un processo terapeutico che cura entrambi, e assolve, nella condivisione di questa storia con gli altri, i lettori, ad una funzione sociale, creando le basi di un “sentire comune”, di un “noi allargato”, centrando l’obiettivo: la costruzione di un “noi condiviso”, che fa sentire tutti parte della storia di Salvatore e Kristian, tutti partecipi della loro meravigliosa esperienza, tutti “Kristiani”, appunto.