Da “Apollo nel caos”
Aveva appena smesso di piovere e mentre camminavo diretta allo studio del dottor Tancredi, mi lasciai avvolgere dall’atmosfera densa della città, facendomi spazio tra la frotta disordinata di gente, nell’incessante sottofondo di rumori del traffico e nello sfolgorio di luci delle insegne, dei fari delle auto e dei semafori.
Dando un’occhiata alle vetrine abbellite di decori natalizi, mi resi conto di quanto il tempo fosse volato: mancavano solo pochi giorni all’inizio delle festività. Attraversai un giardinetto immerso nella penombra, dove su una panchina una coppia di innamorati tubava sotto lo sguardo vigile del suo grazioso meticcio.
Mentre camminavo, il tappeto di foglie giallo-ocra dei platani, ancora impregnato di pioggia, attutiva il rumore dei miei passi, lasciando sprigionare un piacevole odore di umidità. Solo il gorgoglio di una fontanella interrompeva il silenzio di quello stralcio di mondo che sembrava appartato dalla città, quasi a voler segnare una tregua.
Inspirai profondamente, sollevando il capo verso la luna che nel cielo già scuro sembrava spiarmi dietro gli arabeschi degli alberi e i sottili filari di nuvole, lasciandomi assorbire dalle mie riflessioni…