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Versi in Libertà


Poesia è per me quell’attimo magico in cui il mondo esteriore incontra quello interiore, generando emozioni, stati d’animo, sentimenti, intuizioni: una fusione perfetta.

Vento

Plasmare con il vento
le anse dell’anima.
Nel profondo
in fondo
si arriva con un soffio.


Il tuo respiro

Prendo a prestito
il tuo respiro
il tuo profumo di paglia bagnata
sale dolce sulla pelle
spuma sapida nel vento.

Raccolgo nella gerla dei pensieri
le ciglia di edera
I diademi di carta
le note tra le ortiche.

Così ti porto:
in apnea
sostenendo nei riflessi dell’attesa
il silenzio dei tuoi passi
che nell’ombra si allontanano.


Aleksej Naval’nyj – Il fiore che non ti aspetti

Ecco. Sei qui
le braccia tese
lo sguardo
rivolto verso il cielo.
A respirare il vento
a inseguire le nuvole in corsa:
ultimo baluardo di chi
coltiva i sogni.
Estremo rifugio per ovattare
d’azzurro la realtà.
Per trasfigurarla.
Per edulcorarla
con la voce degli alberi
fino al a quando è possibile.
E ora che il gelo
non può più ferirti
e il tuo sacrificio
non è più vano
sei lì
a spostare lo sguardo
verso terra
passando dal cuore.
Per cogliere
tra i fili d’erba
il fiore che non ti aspetti.


Surreale

Sopore salmastro
al confine
tra cielo e mare.
Sabbia e alghe
si incontrano
sotto soffi di luna
e spuma di stelle.
Sulla rena
avvolta
da brezza impalpabile
s’appoggia un’ancora
a una valva iridata.
Il silenzio
è scandito soltanto
dai timidi versi dei flutti.
Tutto si fonde. Si confonde.
A fermare
anche il tempo:
linea sottile
che vaga
tra sogno e realtà.


Quest’inverno

Dove porterà quest’inverno
che non sa d’inverno.
Che si espone
a una finestra illuminata dal sole
dai suoi bagliori tiepidi
che scaldano nuvole benevole.
Quest’inverno
che inseguendo sentieri
sfumati di verde
rincorre cespugli di fiori
sorpresi dal dover fiorire
così precocemente.
Dove condurrà
questa primavera fuori tempo.
Verso quale stagione
si spargerà
per destare emozioni
che la mancata morsa del gelo
non ha preannunciato?

Può un germoglio
che spunta
tra neve artificiale
suscitare lo stesso incanto?


Ode al mio Gatto

Compassato
cortese
elegante.
Esile profilo fluttuante.
Passo ovattato
altero a volte. Felpato.
Altre volte concitato.
Il mio è un gatto
d’altri tempi.
Dolcezza
che sfiora lievemente.
Occhi d’ambra
monete d’oro
candide vibrisse
artigli affilati
mantello setoso
sfumato d’ottone.
Sul petto un bianco
batuffolo di cotone.
Affettuoso
non perde occasione
di manifestarmi
la sua dedizione
con fusa e vibrazioni
che lascia promanare
dal suo cuore.
Impossibile resistergli.
Amarlo mi risulta naturale
come quando
si apprezza il sole
dopo il temporale.


Intravedo
tra nuvole fosche
lembi di cielo.

Garrisce un gabbiano
all’orizzonte
frullando
tra note sparse
sorvolando
tra effluvi di brezza
il confine ovattato
che schiude varchi
impastati d’azzurro.

I limiti ora
non sono più ostacoli
ma linee flessuose
valicabili sull’onda vento.


La danza

Lungo i bordi
scivolando al discrimine
dove il terreno
e’ sdrucciolevole
e rende i passi malfermi
solcando il ciglio
delle sfere di cristallo
scoprire la misura delle scelte
nella regione inospitale
nello spartiacque
tra le incognite.
Nel bilico che sottende
l’incerta traiettoria da seguire.
Dunque incedere
anche sbandando
a volte caracollando
comunque avanzando
non essendoci alternativa
o modo di sottrarsi
alla danza delle anime
che in concerto
si muovono all’unisono.


Sinergie

Una tazza da caffelatte
vale meno di un calendario numerato
che ricorda il fluire del tempo?
O viceversa, è più importante
l’involucro di ceramica
premessa con il suo contenuto
del momento di pausa
che dà il via alla giornata?
E se provassimo ad accostarli
per vederne il risultato
la sinergia l’interscambio.
Una mattina mi siedo a tavola
per centellinare il mio cappuccino.
Ho davanti a me il calendario
che segna lo scorrere dei giorni.
Giro le pagine anche all’indietro
per rievocare il tempo trascorso.
Fantastico momento:
sono nel qui e ora
sorseggiando il caffelatte
nella mia tazza di ceramica
a parlare con me stessa di passato e di futuro.
Una miscellanea di emozioni si riversa in un sorso.
È proprio vero: tutte le cose
(anche le più disparate)
sono meravigliosamente complementari le une alle altre.


Trevi

L’acqua gorgogliando
scolpiva abiti di spuma
sui rilievi marmorei:
drappeggi impalpabili
che animavano gesti immoti
donando vita e impeto agli sguardi.
Le statue parevano parlare
tra loro e con gli avventori
invitandoli a partecipare al convivio.
Non esitai: mi immersi
nella lastra liquida
che come ghiaccio in un lago al disgelo
si frantumo’ al mio incedere:
fragrante abluzione
tra le onde di un passato glorioso.